Trascorriamo la vita a rincorrere i sogni. A qualcuno succede di non vederne mai realizzato uno e a qualche d’un altro capita di ritrovarsi a viverlo senza quasi rendersene conto. “Da piccola in famiglia ho sempre sentito raccontare le storie del popolo armeno. Io le vivevo come delle fiabe di un mondo lontano e inesistente. In realtà erano le vere storie della mia famiglia e dei miei avi”. A dirlo è Antonia Arslan, professoressa di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova e oggi scrittrice di successo. Per anni ha raccolto documentazione, organizzato convegni e profuso energie per tenere in vita, almeno nella memoria dei suoi interlocutori, il popolo armeno e l’agghiacciante storia del suo genocidio. Poi un giorno su suggerimento di alcuni amici si è messa a scrivere: “Ho sempre scritto poesie ma fino al 2004 avevo pubblicato solo saggi sulla narrativa popolare e d’appendice e sulla letteratura femminile del ‘900. Poi un giorno ho cominciato a scrivere la storia della mia famiglia e ne è nato un romanzo molto appassionante, “La masseria delle allodole”,che è stato pubblicato dalla Rizzoli”. Da quel giorno la vita di Antonia Arslan è cambiata radicalmente: dodici edizioni, di cui sette nel giro di due mesi, dieci edizioni bur, quindici premi letterari nazionali vinti e traduzioni in tutte le lingue, persino in giapponese. Ma un bel dì arrivò anche una telefonata: “ I fratelli Taviani avevano letto il mio libro, comprandolo casualmente in libreria, e avevano deciso di chiamarmi per propormi di farne un film. Ho accolto con grande entusiasmo questa opportunità di raccontare sul grande schermo la storia degli armeni. Il Film è appena stato presentato alla “Berlinale” e a metà Marzo uscirà in tutta Italia”. E’ una signora gentile e garbata Antonia Arslan, che ha trovato quasi per caso il modo più efficace per diffondere la cultura del proprio popolo. Nei suoi occhi è leggibile la felicità di aver realizzato un grande sogno e di aver ridato una dimensione reale a quelle che altrimenti potevano continuare a essere solo delle vecchie e atroci fiabe.
Ludovica Casellati
domenica 18 marzo 2007
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