domenica 1 aprile 2007
Giovanni Colbacchini
Fino a poche decine di anni fa le campane scandivano i momenti salienti della vita di tutti i giorni: per richiamare i fedeli alla messa, per la celebrazione dei matrimoni, per richiamare i lavoratori dai campi, per ricordare la semina, per segnare l’inizio delle lezioni scolastiche, per avvisare dell’arrivo del dottore e per suggerire l’ ora, come un orologio. Oggi non le sentiamo quasi più perché le ordinanze comunali ne hanno ristretto al minimo l’utilizzo e molte Chiese hanno adottato un suono elettronico pre-registrato: “La leggenda narra che un mio avo, Giuseppe Colbachini, avesse appreso da un campanaro girovago l’arte di fondere le campane. Da matematico ed esperto di musica quale era, applicò le sue conoscenze migliorandone la realizzazione e fondò, nel 1745 circa, La Fonderia Campane Colbachini”. A raccontare la storia dell’azienda più antica di Padova, che ottenne sia da Leone XIII che da Pio X l’autorizzazione a fregiarsi del titolo di Stabilimento Pontificio, è il suo presidente Giovanni Colbachini. Entusiasta di questa grande tradizione familiare, innamorato del valore simbolico delle campane e non rassegnato all’idea che questa attività possa essere destinata a morire col tempo, Giovanni Colbachini ha destinato un ala del Palazzo di famiglia a Montegalda alla Fondazione Museo Veneto delle Campane: “Le campane sono state inventate dai cinesi nel 3500 a.c. La più antica conservata nel nostro Museo è dell’ XI sec e poi ce ne sono tante altre provenienti da ogni parte del mondo. Per il fatto che durante le guerre tutte le campane dovevano obbligatoriamente essere fuse per essere trasformate in cannoni in verità sono poche quelle di grande pregio storico e il nostro è il museo più ricco d’Europa”. A dare forza a Giovanni Colbachini, presidente italiano de Les Henokiens, è anzitutto l’orgoglio di una tradizione che ha più di duecentocinquant’anni, ma anche la speranza che a questo mondo le campane possano tornare a suonare a festa !
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